Smart working, cosa cambia allo scadere dello stato di emergenza per il coronavirus.
La proroga dello stato di emergenza per il coronavirus ha avuto conseguenze anche per quanto riguarda lo smart working, uno dei temi delicati del periodo del lockdown.
Stato di emergenza e smart working semplificato
Come abbiamo imparato in questi lunghi mesi e soprattutto nella fase dura dell’emergenza sanitaria, durante lo stato di emergenza, l’azienda può disporre il regime lavoro agile anche unilateralmente, senza dover giungere a un accordo con il dipendente in questione.
Attenzione. Chi è in quarantena perché positivo al coronavirus, anche se asintomatico, non può lavorare da remoto, in quanto deve essere considerato come un dipendente in malattia.
Per i genitori con figli in quarantena di età inferiore ai 14 anni è prevista l’attivazione dello smart working. Se il lavoro da remoto non è conciliabile con le professioni di nessuno dei due genitori, allora si procede con il congedo straordinario. Regime che prevede una retribuzione al cinquanta per cento.
Il lavoro agile in tempi ordinari
In tempi ordinari, quindi fuori dallo stato di emergenza, il lavoro agile risponde a regole diverse da quelle che abbiamo conosciuto in questi mesi.
Allo scadere dello stato di emergenza – che sia ad ottobre o che sia posticipato – lo smart working potrà essere attivato solo a fronte di un accordo tra le parti. E le parti in questione ovviamente sono azienda e dipendente. Si tratta di un accordo particolarmente dettagliato nel quale devono essere indicati tempi, modi e strumenti del lavoro da remoto. Come, quando, quanto e con quali mezzi.